Nascita
Theodor Friedrich Klitsche de la Grange [1], da qui in poi semplicemente Klitsche, è nato a Magdeburgo [2] - in tedesco Magdeburg -, il 28 marzo 1797 [3], figlio [4] del principe Luigi Ferdinando di Prussia [5] e della contessa francese Maria Adelaide de la Grange [6]. Con lui nacque il fratello gemello Wilhelm [6 bis], o Waldemaro [7]. Magdeburgo è la capitale del land della Sassonia-Anhalt (Sachsen-Anhalt), in Germania [8]; nel XVIII secolo, all'epoca del principe Leopoldo III di Anhalt-Dessau, divenne la più forte delle fortezze prussiane [9]. Durante la seconda guerra mondiale la città fu quasi completamente distrutta dai bombardamenti [10]. La data di nascita è incerta: "Atti e Memorie" riporta il 28 marzo 1797 [11] e l'anno è indirettamente confermato dal Corriere d'Italia del 15 ottobre 1814 che riporta le sue memorie scritte un secolo prima dove dice di avere 16 anni il 18 maggio 1813 e dove dice che il fratello gemello morì nel 1814 a 17 anni [12]. Anche Gurrieri [12 bis] e Jedin [12ter] riportano il 1797 come anno di nascita. La nipote conferma la nascita a Magdeburgo nel marzo 1797 [12 quater]. Stranamente però, nello schizzo autobiografico di Kitsche[13], e nei testi che a questo si rifanno [13 bis], viene riportata come data di nascita il 1799. Da un documento in Noack nel 1855 avrebbe avuto 62 anni e quindi sarebbe nato nel 1793 o 1792 [14]. Arckwort anticipa la data di nascita addirittura al 1790 [15]. Era alto e di bell'aspetto, ma leggermente strabico [16].
1 Il nome è riportato come "Teodoro Klitsche de la Grange" da Rinaldi, "Theodor Friedrich Klitsche" da Rosenthal., "Teodoro Federico de Klistche de la Grange" da Noack.
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Il padre
Numerose sono le fonti [1] che lo danno come figlio naturale del principe Luigi Ferdinando di Prussia e in particolare:
La nipote Daniella Annesi Klitsche de la Grange [1 quater] e il sito http://www.letteraturadimenticata.it/Klitsche.htm [2] riferiscono che Klitsche era figlio morganatico del principe Luigi Ferdinando di Prussia e della contessa francese Maria Adelaide de la Grange. I siti di genealogie tedesche [3], e in generale le fonti di religione protestante, pur riportando i figli illegittimi che il principe Luigi Ferdinando di Prussia ha avuto da Henriette Fromme, non fanno cenno ai figli avuti da Maria Adelaide de la Grange, probabilmente per il fatto che questa era cattolica e il matrimonio morganatico con lei fu uno scandalo, mentre era abbastanza comune avere figli illegittimi. D'altra parte la nascita a Magdeburgo nel 1797 o 1799 di Klitsche corrisponde esattamente con le date e i luoghi delle biografie ufficiali di Principe Luigi Ferdinando Di Prussia, si veda in particolare il sito "Preußen, Friedrich Ludwig Christian Prinz von (gen. Louis Ferdinand)" http://www.uni-magdeburg.de/mbl/Biografien/0947.htm. A sfavore della nascita da Luigi Ferdinando di Prussia sarebbe il racconto riportato nel Corriere d'Italia del 15 ottobre 1814 dove Klitsche dice che rivide il padre nel 1813 mentre Luigi Ferdinando di Prussia era morto già nel 1806. Da un documento in Noack del 1855, in contrasto con l'opera dello stesso Noack sopra citata, suo padre sarebbe stato il Barone Bernardo de Katte Klitsche [4] e secondo Atti e Memorie suo padre sarebbe Bernard Klitsche [5].Una versione ritiene che Luigi Ferdinando di Prussia avrebbe affidato il figlio illegittimo a un suo fidato attendente, alto grado militare nell'esercito prussiano, di nome von Katte, facendoglielo adottare e dandogli per l'occasione il titolo di Barone Klitsche (dal nome di una città prussiana). Il padre adottivo potrebbe essere pertanto il barone Bernhard von Katte Klitsche di Noack e anche il padre che Klitsche rivide nel 1813 potrebbe essere lui. Questo Bernhard von Katte potrebbe essere discendente o collaterale di Bernhard von Katte, capo del primo reggimento dei Dragoni dall'aprile 1747 al novembre 1751[6]. Arckwort dice di suo padre che era un Barone e un Landrath - cioè un consigliere provinciale capo di un distretto in Prussia - legato ad ambienti conservatori e militaristi della nobiltà prussiana [6 bis]. Due siti Internet danno Klitsche come figlio del re di Prussia Federico Guglielmo [7]; i siti non specificano di quale Federico Guglielmo (Friedrich Wilhelm) si tratti, ma una analisi delle date di nascita e di morte rende possibile solo Federico Guglielmo III Hohenzollern. Ritengo che i due siti, che non hanno dato risposta alle richieste di chiarimento inviate, siano poco attendibili e probabilmente la fonte è unica dato che i testi sono praticamente identici.
1 Räss, Rosenthal, J.F. Schulte, ADB, Gregorovius, Noack, Jedin, Rassegna storica del Risorgimento, Rinaldi, Di Fiore.
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La madre
Le notizie sulla madre, la contessa francese Maria Adelaide de la Grange d'Arquian (Marie-Adélaïde de la Grange) [1], sono scarse. Klitsche dice che la madre, emigrata francese i cui genitori erano morti durante l'emigrazione [1bis], dovette fuggire dalla Francia "povera e proscritta" e ne morì lontano [2]. Probabilmente è fuggita dalla Francia all'epoca della Rivoluzione del 1789, come indirettamente confermato da Arckwort, che dice anche non imparò mai bene il tedesco, che usava solo con la servitù e che considerava una lingua volgare, mentre in famiglia parlava francese [2 bis].La madre educò i figli alla religione cattolica [2 ter] Alcune fonti [3] parlano di un matrimonio morganatico tra Klitsche e la contessa francese Maria Adelaide de la Grange. Sembra che il titolo di conti d'Arquian fosse legato ad un onere che non venne pagato e pertanto venne perso. Luigi Ferdinando di Prussia, a seguito del matrimonio morganatico con una cattolica avrebbe perso il titolo di principe e non avrebbe potuto trasmettere ai figli il cognome di Hohenzollern. Ai figli venne dato il cognome del padre adottivo "Klitsche von Katte" al quale si aggiunse quello di "de la Grange", trasmesso da Maria Adelaide de la Grange. Klitsche riferisce che la madre sarebbe morta prima dell'ottavo anno di vita del figlio [3 bis], quindi intorno al 1806; Arckwort dice invece che sarebbe morta poco dopo la campagna di Francia, quindi intorno al 1815 o 1816 [3 ter]. Noack riporta il nome come Adelaide de la Grange Montigni [4], nome che riporta a Jean de La Grange d'Arquian, signore di Montigny (Berry), nipote del capostipite della famiglia de la Grange, Guillaume de La Grange d'Arquian che nel secolo XIV sposò Catherine Vogt d'Hunolstein [5]. <>Fra i personaggi più celebri della famiglia de la Grange si ha Marie Casimire de La Grange d'Arquien (1641 Nevers, 1716 Blois), regina di Polonia e moglie di Jan III Sobieski, re di Polonia [6]. In una nota dell'editore a pag. 177 de "La vittoria: episodio della guerra de'Trent'anni" di Antonietta Klitsche de la Grange, figlia di Klitsche, viene riportato che Maria Casimira assunse tale nome solo dopo che il marito divenne re, mentre prima si chiamava anche lei Maria Adelaide de la Grange, e che suo padre, il Cardinale Henri Albert de la Grange d'Arquien, sarebbe trisavolo di Antonietta Klitsche de la Grange (e quindi bisnonno di Klitsche, nonno di Maria Adelaide de la Grange) [7]. Allora Maria Adelaide de la Grange, madre di Klitsche, sarebbe figlia di uno dei sette figli del Cardinale Henri Albert de la Grange d'Arquien, nato l'08/09/1613 e morto il 24 maggio 1707, la cui tomba si trova a Roma, nella chiesa di San Luigi dei Francesi [8].
1 Le fonti che danno Klitsche come figlio di Maria Adelaide de la Grange sono Klitsche, J.F. Schulte, Rosenthal, Atti e Memorie, Noack, Rinaldi, http://www.letteraturadimenticata.it/Klitsche.htm
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I fratelli
Klitsche avrebbe avuto quattro fratelli [1], fra cui il gemello Waldemaro [2], o Guglielmo, e una sorella, Matilde, di due anni più giovane.
1 Gurrieri
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La moglie
Il 2 marzo 1829 [0] Teodoro Klitsche de la Grange sposò Teresa Costanzi [1], nata a Roma nel 1798 o 1799 [2], figlia di Camillo de Costanzi e Maddalenza Manzi [3].
0 Nell'Archivio Storico del Vicariato di Roma è reperibile l'atto di matrimonio, nel registro Liber VII matrimoniorum, pag. 19v n. 136 della parrocchia di S. Andrea delle Fratte di Roma.
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I figli
Teodoro Klitsche de la Grange e Teresa de Costanzi ebbero 7 figli[1]:
Le sei figlie erano particolarmente alte di statura [14].
1 Noack.
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Periodo Prussiano
Come detto sopra, Klitsche fu educato dalla madre alla religione cattolica; quando ebbe l'età di otto anni circa, sua madre morì e lui insieme ai fratelli venne affidato, probabilmente, a Bernhard von Katte, che lo educò alla religione protestante. Nel 1812, Klitsche, giovanissimo, entrò volontario nell'esercito prussiano a causa dei sentimenti antifrancesi del padre e del desiderio della madre di riprendersi le sue proprietà lasciate in Francia dopo la rivoluzione [1]. Il 2 maggio 1813 partecipò alla sua prima battaglia a Lützen [2], dove i francesi di Napoleone costrinsero alla ritirata la coalizione russo-prussiana [3]. Il fratello gemello Waldemaro era stato ferito poco prima ad un polmone e morì a 17 anni dopo un anno di malattia [4]. Gurrieri riferisce che a Lützen Klitsche sarebbe stato ferito e sarebbero morti quattro suoi fratelli [5]. A Bautzen (dove il 20 e 21 maggio fu combattuta la battaglia tra francesi e russo-prussiani e Napoleone, nonostante gravissime perdite, vinse la battaglia [6]) il 18 maggio 1813 fu ferito ad una gamba e rimase in ospedale per alcune settimane [7]. Dal 16 al 19 ottobre partecipò alla battaglia di Lipsia [8] dove Napoleone fu sconfitto [9]; nella battaglia Klitsche fu ferito [10] e rimase un mese all'ospedale di Lipsia [11], poi, in un breve soggiorno a Berlino rivide il padre [12] e la sorella che da poche settimane aveva sposato il conte de Saxe [13]. Come si è detto, il fatto che rivide il padre nel 1813 smentirebbe la paternità di Luigi Ferdinando di Prussia che morì nel 1806. Alla fine del 1813 rientrò in guerra [14]. Il 21 dicembre, passando il Reno, entrò in Francia insieme a più di centomila uomini per partecipare alla campagna di Francia; partecipò a varie battaglie fra cui quella di Montereau del 18 febbraio [15] fino alla battaglia del 31 marzo 1814 sotto le mura di Parigi e all'occupazione di Parigi [16]. Dopo la fuga dall'Elba di Napoleone partecipò alla campagna militare del 1815 e fu ferito presso Ligny [17] dove Napoleone ebbe la sua ultima vittoria il 16 giugno 1815 [18]. Il 18 giugno 1815 combattendo sulla collina de La Belle-Alliance partecipò alla battaglia di Waterloo [19]; nei pressi de La Belle-Alliance il fratello gemello di Klitsche, Wilhelm, fu ferito al petto e, in conseguenza della ferita, morì nel 1820 di tubercolosi polmonare [20]. Klitsche, per la sua campagna di Francia, ebbe una medaglia di bronzo, coniata con i cannoni dell'esercito francese [21]. Poco dopo la campagna di Francia morì sua madre [22] e, poco dopo, anche suo padre [23]. Klitsche, che nel frattempo aveva raggiunto il grado di tenente [24], lasciò l'esercito e riprese gli studi giuridici [25], vivendo, come il fratello Wilhelm, di un sussidio del re Federico Guglielmo III di Prussia [26]. In punto di morte Wilhelm chiese a Klitsche di tornare al cattolicesimo, la religione della loro infanzia, cosa che Klitsche farà nel 1822, dopo aver incontrato casualmente a Hildesheim Lüsken [27], ex gesuita e presidente del seminario locale, pensando di farsi sacerdote [28]. Klitsche soggiornò nel convento di Bischenberg in Alsazia, vicino Bischoffsheim, nel cantone di Rosheim, presso i Liguoriani ma si rese conto di non avere la vocazione [29].
1 Arckwort, che si riferisce probabilmente al padre adottivo.
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Ferdinando Federico e Julie di Anhalt-Köthen
Klitsche, quale figlio naturale di Luigi Ferdinando di Prussia, aveva probabilmente accesso a corte e conosceva personalmente il re e i principi prussiani. Il re Federico Guglielmo III di Prussia, che, come si è detto gli fece avere un sussidio, era nato nel 1770 ed aveva due anni più di Luigi Ferdinando di Prussia. Federico Guglielmo II, morto nel 1797 e padre di Federico Guglielmo III, era soprannominato il "re dongiovanni" ed ebbe numerosi figli da diverse donne: la principessa Elisabeth Christine Ulrike von Braunschweig-Wolfenbüttel, prima moglie da cui divorziò, la principessa Friederike Luise von Hessen-Darmstadt, seconda moglie, Wilhelmine von Lichtenau, con cui ebbe una relazione, e due mogli morganatiche, Julie von Voß e la contessa Sophie von Dönhoff [1]. Julie von Voß, a seguito del matrimonio morganatico, venne nominata contessa di Ingenheim e dal re ebbe come figlio Gustav Adolf conte di Ingenheim (1789-1855) [2]; dalla contessa Sophie von Dönhoff il re ebbe invece due figli: Friedrich Wilhelm conte di Brandenburgo (1792–1850), futuro primo ministro prussiano, e Sophie Julie contessa di Brandenburgo (1793–1848), che sposerà il duca Ferdinando di Anhalt-Köthen (Herzog Friedrich Ferdinand von Anhalt-Köthen, 1769-1830) e sarà nota anche come Julie von Anhalt-Köthen [3]. Ferdinando di Anhalt-Köthen, nato nel 1769, alla morte del padre nel 1797 ottenne il trono del Principato di Pleß ed ebbe il titolo di principe (Fürst); nel 1803 sposò Luise von Schleswig-Holstein-Sonderburg-Beck, che morì dopo pochi mesi. Nel 1816, quando aveva 47 anni si risposò con Julie, che ne aveva 23. Nel 1818, alla morte del Duca Luigi Augusto di Anhalt-Köthen, ottenne la reggenza del Ducato di Anhalt-Köthen - e divenne duca (Herzog) -, cedendo il Principato di Anhalt-Köthen-Pleß al fratello Heinrich [4]. Klitsche, che secondo alcune fonti, come si è detto, era anche lui figlio morganatico di un principe prussiano, come riferisce nel suo Autobiographische Skizze era da anni in contatto con Julie von Anhalt-Köthen e con il Gustav Adolf conte di Ingenheim, oltre che con il duca Ferdinando di Anhalt-Köthen [5]. Il fatto che Klitsche nomini per prima la duchessa e solo dopo il marito, lascia capire che aveva conosciuto a corte prima lei e il fratellastro conte di Ingenheim, entrambi di età non molto maggiore della sua, e solo dopo il duca Ferdinando di Anhalt-Köthen, nato nel 1769 e di 24 anni più grande della moglie. Klitsche fu segretario del duca Ferdinando di Anhalt-Köthen [6] e Arckwort sostiene che, legatosi sentimentalmente alla figlia del duca, fu licenziato e avrebbe deciso di consacrarsi sacerdote forse a seguito della delusione d'amore [7]. Probabilmente questa però è una delle imprecisioni di Arckwort, infatti Ferdinando e Julie di Anhalt-Köthen non ebbero figli [8]; d'altra parte Arckwort dice che la donna di cui si invaghì Klitsche aveva 30 anni e questa potrebbe essere la stessa Julie di Anhalt-Köthen, che compì 30 anni nel 1923, quindi esattamente all'epoca dei fatti di cui parla Arckwort; inoltre Arckwort usa il termine di "Prinzessin" (principessa intesa nel senso di figlia di un re), che può riferirsi a Julie, in quanto figlia del re e che è diverso da "Fürstin", principessa in quanto moglie di un principe (capo di un principato).
1 Wikipedia - http://de.wikipedia.org/ e http://it.wikipedia.org/
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Primo periodo Romano
Al servizio del Duca di Anhalt-Köthen A causa della conversione al cattolicesimo Klitsche perse il sussidio del re di Prussia Federico Guglielmo III [8] e decise di andare a Roma, dove prese contatti con il Padre Generale dei Gesuiti [2] e con l'inviato straordinario prussiano presso la Santa Sede [3]. Quest'ultimo gli diede un impiego e Klitsche conquistò la sua piena fiducia [4]. L'inviato prussiano, esecutore testamentario a seguito della morte di Leo von Bardeleben, incaricò Klitsche di gestire la successione [5]. In tale circostanza Klitsche sarebbe venuto in possesso di un delicato manoscritto fortemente critico verso la Curia papale [6]. Klitsche sottrasse il documento alla successione e ne parlò al Padre Generale dei Gesuiti che lo portò dal cardinale Cappellari, futuro papa Gregorio XVI [7], che a sua volta lo portò dal papa Leone XII [8] che trattenne il documento [9]. In questo modo Klitsche si sarebbe conquistato l'appoggio del Papa [10]. Il Duca di Anhalt-Köthen sviluppò una ricca attività politica verso la chiesa: si convertì al cattolicesimo nel 1825 [11] - con lui si convertirono anche la moglie Julie e il fratello conte di Ingenheim [11 bis] - e aveva allacciato contatti a Parigi col Nunzio del Papa [12]; il 16 gennaio 1826 aveva fatto sapere a Papa Leone XII che lui e sua moglie Julie si erano convertiti al cattolicesimo [13]; il duca ottenne la creazione del Vicariato Apostolico di Anhalt-Köthen sotto la giurisdizione del vescovo di Dresda [14]. Il duca venne in visita a Roma e, contento dell'accoglienza ricevuta, decise di instaurare rapporti permanenti con la Santa Sede [15]. Il papa suggerì il nome di Klitsche [16] che il 18 Marzo 1828 [17] divenne Agente degli Affari della Corte a Roma [18] e nello stesso tempo ebbe il titolo di Landrath [19]. Una nota della Presidenza delle Armi dello Stato Pontificio del 22 luglio 1828 nomina Klitsche soprintendente alla fabbricazione di panni per i militari, con uno stipendio mensile di 90 scudi, senza ammetterlo nell'esercito e senza il diritto di portare l'uniforme [20]. Il 19 settembre 1828 Klitsche presentò al Cardinal Bernetti le sue credenziali come Agente Diplomatico del duca di Anhalt- Köthen presso la Santa Sede e il 26 settembre fu ricevuto da Papa Leone XII [21]. Klitsche riferisce che sarebbe stato Agente d'Affari del Duca di Anhalt-Köthen dal 1826 al 1830 [22], è possibile che già dal 1826 era a Roma al servizio del duca ma solo dal 1828 fu accreditato come Agente diplomatico. F. Schulte riferisce che nella chiesa cattolica di St. Maria in Köthen sono presenti due volumi contenenti la corrispondenza tra Klitsche e il duca negli anni dal 1828 al 1830 [22 bis 1]. Il 2 marzo 1829 Klitsche sposò Teresa Costanzi [22 bis 2], nipote di un generale pontificio [22 ter]. Il duca Ferdinando morì il 23 agosto 1830 [23] e gli successe il fratello Enrico di Anhalt-Köthen [24], che attuò una politica di risanamento economico e che cercò di riportare al protestantesimo coloro che si erano convertiti al cattolicesimo, perciò richiamò anche l'Agente degli Affari della Corte a Roma [25] e le relazioni diplomatiche con la Santa Sede ebbero termine nel novembre 1831 [26]. Klitsche però preferì rimanere a Roma dove aveva ormai si era sposato e dove aveva molti appoggi [27].
1 Klitsche, Autobiographische Skizze; Rosenthal.
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Al servizio dell'esercito pontificio
Nel mese di febbraio del 1831 ci fu a Roma un tentativo di sommossa; altre agitazioni avvennero nello stato pontificio [1]. Il papa Gregorio XVI cercò pertanto di rafforzare le forze armate pontificie arruolando anche alcuni veterani delle campagne napoleoniche [2], fra i quali anche Klitsche che il 25 agosto 1831 entrò nell'esercito pontifico col grado di capitano [3], in qualità di aiuto di campo del generale Resta [4]. Nel 1836 per non far propagare il contagio di una epidemia di colera che aveva colpito il regno di Napoli, lo stato pontificio chiuse il confine e Klitsche fu mandato al comando di una compagnia di soldati a vigilare il confine a Frosinone [5] dove, il venti ottobre nacque il figlio Adolfo [6], che fin da piccolo iniziò a seguire il padre nelle varie fortezze pontificie dove Klitsche veniva inviato come comandante [7]. Klitsche fu comandante provvisorio del quinto battaglione dei fucilieri e il 5 marzo 1839, per motivi di salute, fu mandato come comandante di Piazza ad Ancona [8]. Nel 1840 viene inviato a Civitacastellana [9] e dal 1842 al 1844 a Civitavecchia [10]. Attraverso la protezione dello zio generale, Klitsche fece rapida carriera e arrivò al grado di colonnello [11]. Il generale aiutò anche economicamente la famiglia di Klitsche, che stava diventando numerosa [12]. In un documento dell'archivio del comune di Allumiere autorizza la banda musicale della piazzaforte di Civitavecchia, di cui era comandante col grado di colonnello, a venire a suonare ad Allumiere per la festa del 14 e 15 agosto 1844 [13]. Successivamente Klitsche fu di nuovo ad Ancona e dal 1846 a Perugia [14]. Alla morte del papa Gregorio XVI [15] e dello zio generale, Klitsche rimase senza protezione e in difficoltà economiche e, per mantenere la sua numerosa famiglia, cominciò ad utilizzare il patrimonio della moglie [16]. Il papa Pio IX [17] nel 1846 [17 bis] sancì con un "Breve" la legittimità dell'uso del doppio cognome straniero "Klitsche de la Grange" [18] e del titolo nobiliare [18 bis]. Nel 1848 Klitsche, avendo con sé la famiglia, fu l'ultimo governatore della Rocca Paolina [19]. Il 15 novembre 1848 a Roma venne ucciso il ministro Pelelgrino Rossi [20]; successivamente venne assalito il Quirinale e ucciso Monsignor Palma [21]. Il papa Pio IX fu costretto a nominare un governo liberale [22], il cui ministro delle Armi era il Barone Pompeo di Campello [23], e fuggì a Gaeta [24], sotto la protezione dei Borbone [25]. Il 9 dicembre 1848 il ministro Campello, con cui aveva preso contatti il Circolo Popolare di Perugia [26], inviò a Klitsche l'ordine di cedere la fortezza alle autorità civili, che ne avrebbero curato la distruzione [27]. Klitsche temporeggiò alcuni giorni [28] e il 12 dicembre fece le consegne al colonnello della Guardia Civica, Francesco Guardabassi, incaricato del presidente della provincia Giovanni Rota [29] [30]. Nel dicembre del 1849 Klitsche, che era tornato a Perugia, dove era rimasta la sua famiglia, ricevette da Roma l'ordine di riunire i suoi militari dispersi e tornare a presidiare la città di Ancona [31]. Non è chiaro se andò effettivamente ad Ancona ma pochi mesi dopo si ritirò in pensione [32]. Pio IX avrebbe avuto, secondo Arckwort, una avversione contro i tedeschi, e per questo, nonostante la difesa di Perugia, avrebbe mandato in pensione Klitsche con metà della paga [33]. Secondo quato riporta Klitsche nel suo Autobiographische Skizze, fu al servizio dell'esercito pontificio fino al 1851 [33 bis]. In questo periodo tradusse dall'italiano in tedesco diverse opere religiose e pubblicò con il nome fittizio di "l'eremita di S. Maria di Villa Pigneto a Roma" (Einsiedler von S. Maria von Villa Pigneto bei Rom) [33 ter], presso l'editore Kollmann in Augusta (Augsburg), scritti minori quali "Die Betrachtungen eines Einsiedlers" (Le riflessioni di un eremita) e "Die Gedanken eines Gläubigen" (I pensieri di un credente) nel 1837 [33 quater]. Klitsche allora ritornò ad Ancona, dove aveva una buona reputazione, ma la sua famiglia era abituata ad un alto tenore di vita e nel 1852, esaurito il patrimonio della moglie, si trovò in grosse difficoltà economiche [34]. Si rivolse allora senza successo alla Prussia, con la speranza di essere nominato Console Generale di Ancona, e all'Austria [35]. Si rivolse allora alla Francia ed ottenne un impiego e una proprietà ad Algeri, ma rinunciò perché sua moglie e le figlie non vollero seguirlo [36]. Infine si rivolse poi al cardinale Della Genga [37], sempre benevolo verso di lui ed avversario di Pio IX, che lo raccomandò al Principe di Monte Sarchio, che lo prese come precettore presso la corte di Napoli [38]. La scelta di allontanarsi da Roma sarebbe stata legata anche ai dissidi col Cardinale Antonelli [39], Segretario di Stato, e al fatto che a Roma non erano presenti collegi militari per il figlio Adolfo [40], che studierà a Napoli alla Nunziatella [41]. D'altra parte Klitsche già in precedenza era stato a Caserta e aveva avuto contatti con la corte dei Borbone [42].
1 Miscellanea Historiae Pontificiae, pag. 58.
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Periodo Borbonico
Non è ben chiaro quando Klistche si sia trasferito nel regno delle Due Sicilie. La nipote riferisce che alla fine del 1850 Klitsche si trasferisce a Napoli, dove prende in affitto un appartamento di proprietà dei Filomarino in cui avrebbe abitato e sarebbe morto Benedetto Croce [1]. D'altra parte, come detto, Klitsche afferma di essere stato al servizio dell'esercito pontificio fino al 1851 e di essere vissuto a Caserta dal 1855 [1 bis]. Anche secondo altre fonti nel 1855 Klitsche, colonnello pontificio in pensione, era già al servizio del re delle Due Sicilie Ferdinando II [8]. A Napoli Klitsche fu corrispondente dell'Allgemeine Zeitung di Augusta (Augsburg) [2] e la nipote riferisce che Klitsche inviava all'estero articoli a sfondo politico ben retribuiti [2 bis]. Nel 1856 pubblicò "La tattica dell'infanteria e della cavalleria secondo i principii de' più recenti autori militari per uso degli uffiziali di tutte le arme" Reale Tipografia Militare [3] che ebbe molto successo, tanto che Ferdinando II lo fece utilizzare nelle scuole [3 bis] e Klitsche entrò nei circoli di Corte [4]. Arckwor riferisce che Klitsche era uno degli insegnanti che il re di Napoli Ferdinando II aveva presso la corte per l’educazione del figlio, che diventerà il re Francesco II [4 bis]. Nel 1856 ebbe a Roma il suo primo incontro con il vescovo di Strasburgo Andreas Räss, con cui già da molto tempo era in contatto per corrispondenza, e che raccoglierà i suoi appunti autobiografici [4 ter]. La pensione pontificia e il salario di giornalista non gli erano sufficienti per mantenere la sua numerosa famiglia [5] e anche per questo Klitsche era entrato al servizio del re di Napoli Ferdinando II che, quando voleva far arrivare all'Europa comunicazioni senza assumersene la responsabilità, le faceva diffondere a Klitsche tramite il giornale di cui era corrispondente [6]. Durante il periodo napoletano, una delle figlie di Klitsche diede per un certo tempo lezioni di scherma a numerosi giovani della nobiltà napoletana [7]. Qualche anno dopo Klitsche si trasferì a Caserta [9] con la famiglia, dove il re mise loro a disposizione il suo parco per cavalcare, passeggiare, tirare al bersaglio [10], mentre il figlio Adolfo continua i suoi studi alla Nunziatella [11]. Ferdinando II morì il 22 maggio 1859 e Klitsche e la figlia Antonietta furono ammessi nella stanza funebre [12]. A Ferdinando II successe il figlio Francesco II e Klitsche continuò a stare al suo servizio [13]. I due re utilizzarono Klitsche anche in varie missioni, fra cui una segreta a Roma [14]. Il figlio Adolfo, per un lungo periodo sottufficiale di cavalleria, fu fatto ufficiale da Francesco II per i servizi resi dal padre [15]. Gli ultimi otto mesi del regno, Klitsche visse a Caserta, che lasciò quando il re partì da Gaeta [16]. Nel periodo che precede l'ingresso di Garibaldi a Napoli, l'avvocato leccese Liborio Romano cercò di spingere il re ad abbandonare Napoli lasciando la reggenza a un uomo fidato, mentre, in accordo con la camorra, già preparava l'ingresso a Napoli di Garibaldi [17]. Con un proclama del 5 settembre 1860 il re Francesco, per evitare disordini, annuncia il suo trasferimento a Gaeta e affida la città allo stesso Liborio Romano [18] e il giorno successivo, alle 6 del pomeriggio fugge da Napoli e si imbarca con la regina Maria Sofia di Baviera sul vaporetto Messaggiero [19] rifugiandosi a Gaeta, dove arrivano alle 6 del mattino del 7 settembre e alle 9 si sistemano nel palazzo reale [20]. Lo stesso giorno 7 settembre Garibaldi entra a Napoli e i garibaldini hanno in mano tutta l'Italia meridionale [21]. Secondo Gurrieri i ministri borbonici avrebbero incaricato Klitsche di organizzare un attentato a Garibaldi con un gruppo di franchi tiratori, ma l'attentato non viene attuato perché sia Klitsche che il re avrebbero considerato l'attentato un atto sleale [21 bis]. Rimangono in mano ai Borboni una parte dell'Abruzzo e la Terra del Lavoro, oltre alla fortezze di Gaeta, Civitella del Tronto e Messina [22]. La Terra del Lavoro comprendeva la zona di Isola del Liri, Arpino, Sora, Roccasecca, Aquino, Cassino (allora San Germano), Fondi, Gaeta, Formia, Ponza e Ventotene, Venafro, Sessa Aurunca, Teano, Capua (il cui comune comprendeva anche Santa Maria di Capua, attuale Santa Maria Capua Vetere), Caserta, Nola e parte delle attuali province di Benevento, Avellino e Isernia [23]. Francesco II cerca di riaggregare il suo esercito: numerosissimi allievi della Nunziatella lo raggiungono a Gaeta e vengono nominati alfieri [24]; altri reparti borbonici si spostano dall'interno per raggiungere il re [25]. Numerosi militari fedeli costituiscono rapidamente tre divisioni di fanteria e una di cavalleria per un totale di circa 30.000 uomini ben equipaggiati [26]. Il giorno 10, Francesco II raggiunge a Capua il suo esercito che, con l'arrivo di volontari, è ora composto da circa 40.000 soldati ben equipaggiati [27]. La difficoltà maggiore è trovare un generale a cui affidare l'esercito [28]; il re propone al Papa di unificare gli eserciti pontificio e borbonico contro i garibaldini ma il Papa non accetta [29] e Francesco II affida l'esercito al generale Ritucci, insicuro e privo di iniziativa [30], che schiera le truppe lungo la linea del Volturno [31]. Le truppe piemontesi, guidate da Cialdini e Fanti occupano le Marche e l'Umbria, il 18 settembre sconfiggono l'esercito pontificio a Castelfidardo e invadono l'Abruzzo e la Terra del Lavoro per prendere alle spalle le truppe borboniche di Ritucci attestate sul Volturno [32]. I provvedimenti del governo, gli arrivi e le partenze da Gaeta ed altre notizie vengono pubblicati a Gaeta, dalla "Gazzetta di Gaeta", diretta dal maggiore Quandel [33].
1 Annesi Klitsche de la Grange, in Alianello.
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Riconquista di Sora e primo viaggio in Abruzzo
Mentre il re, spinto da Garibaldi e dai suoi, si è ritirato a Gaeta, le truppe piemontesi arrivano dall'Italia del nord. I borbonici hanno pertanto necessità di impedire che l'esercito piemontese e i garibaldini si uniscano e organizzano delle spedizioni militari con l'intento di creare una zona che va da Gaeta a Civitella del Tronto, che rimanga sotto il controllo borbonico [1]. Klitsche andrà in Abruzzo cercando di passare da L'Aquila mentre il generale Scotti-Douglas andrà in Molise passerà da Isernia; i due dovranno poi ricongiungersi a Popoli, sottomettendo l'intera regione [2]. De Tiberiis mette in evidenza che, pur non potendosi parlare di vero brigantaggio, in quanto siamo ancora in presenza di forze militari nel Regno delel Due Sicilie, in realtà si tratta di una attività di guerriglia e di guerra civile, con sorprese e imboscate e pochi veri scontri militari [3]. Inoltre i potenti e i proprietari, che temono solo l'anarchia e il disordine, evitano di accogliere i borbonici e spesso abbandonano i paesi, dove rimane soltanto il popolo [4]. I borbonici non riusciranno a ripristinarte l'ordine perché nei paesi riconquistati mancherà una classe dirigente che gestirà il potere [5]; d'altra parte Klitsche, per sua stessa ammissione, è un militare e non un amministratore [6]. L'11 settembre 1860 Klitsche presenta al re il piano per la formazione di una nuova brigata leggera e il 14 settembre a Itri comincia ad organizzarla, anche se il decreto ufficiale arriverà soltanto il 26 settembre [7]. Il decreto [8], firmato dal Ministro della Guerra F. Casella dava ordine di organizzare a Itri una Brigata di quattro battaglioni, ciascuno di sei compagnie, col nome di Brigata Volontari, sotto il comando del colonnello Klitsche [9]. Nonostante la carenza di vestiario e di armi Klitsche organizza i quattro battaglioni: il primo fu formato da "Guardie di Polizia di Sicilia" indisciplinate e non adatte a fare il soldato, gli altri battaglioni furono costituiti per lo più da reclute e solo da pochi soldati che già avevano fatto parte dell'esercito, con ufficiali veterani troppo anziani per le azioni operative [10]. Alle truppe regolari si aggiungerà la cosiddetta "truppa a massa", formata da volontari raccolti lungo il percorso [11]. Il re Francesco II invia in Abruzzo contro i piemontesi le truppe guidate dal generale Luigi Scotti Douglas e quelle del colonnello Klitsche [12]: un dispaccio del 24 settembre ordinò la partenza dei primi due battaglioni che il giorno successivo partirono rispettivamente per Pico e San Giovanni Incarico [13]. Il 29 settembre, a seguito di un dispaccio del giorno prima, Klitsche partì con il terzo battaglione e raggiunse i primi due, lasciando il quarto battaglione a Itri [14]. Il 30 settembre Klitsche passa il fiume Liri [15] e dopo pochi chilometri arriva in una zona già sotto i garibaldini [16]; prima di essere attaccato, li attacca di sorpesa ad Arpino, la notte fra il 30 e il 1° ottobre, facendoli fuggire e prendendo alcuni prigionieri, senza sparare un colpo [17]. Il 1° e 2 ottobre 1860 i borbonici vengono sconfitti nella battaglia del Volturno [18]. Il 2 ottobre si uniscono a Klitsche due compagnie di gendarmeria e Klitsche ottiene anche mezza batteria di obici da montagna. Verso mezzanotte arriva a Sora dove il giorno successivo ripristina il governo borbonico in tutto il distretto e rimane in attesa di ordini, come da istruzioni ricevute [19]. Intanto le forze nemiche lo minacciavano e soprattutto gli impedivano l'accesso in Abruzzo occupando la Valle di Roveto [20]. Le truppe dei garibaldini, guidate da Teodoro Pateras e Giuseppe Fanelli arrivano a Avezzano il 3 ottobre [21]. Il 4 ottobre Klitsche manda avanti una compagnia al Castello di Balsorano [22]. La sera del 5 ottobre Klitsche, con l'idea di sorprendere il nemico, partì con le sue forze migliori [23]: il primo battaglione comandato dal maggiore de Merich, le due compagnie di gendarmeria a piedi, comandate dal capitano d'Ajello, una sezione d'artiglieria, comandata dal tenente Provvidero e un plotone di gendarmeria a cavallo, guidata dal tenente Saucchelli [24]. Klitsche e i suoi si fermano poche ore al castello di Balsorano e proseguono costeggiando il Liri, mentre due piccoli gruppi si separano: un gruppo passa a guado il Liri, l'altro sale sulla cima della montagna [24 bis]. Civitella Roveto 06/10/1860 Il 6 ottobre [24 ter] avviene lo scontro fra le truppe guidate da Klitsche e le truppe garibaldine, facenti parte dei Cacciatori del Vesuvio e comandate dal generale Pateras, insieme ad elementi della Guardia Nazionale de L'Aquila guidata da Angelo Leosini [24 quater]. Le notizie sullo scontro sono divergenti ma fatto sta che Klitsche riesce ad andare avanti verso la Marsica [24 quinquies].
Il generale Scotti-Douglas passando da San Germano, l'odierna Cassino, arriva a Sora il 9 ottobre [30]. Non avendo ancora avuto l'ordine di avanzare verso l'Abruzzo anche Klitsche, lasciando alcune compagnie in punti strategici, tornò a Sora dove era rimasta parte delle sue truppe [31]. A Sora Klitsche, in base alle istruzioni ricevute, ordinò delle requisizioni di panni necessari alle sue truppe per gli abiti invernali [32]; secondo altre fonti le truppe di Klitsche a Sora creano disordini con ruberie e soprusi [33].
1 De Tiberiis.
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Secondo viaggio in Abruzzo
Klitsche, viste le polemiche e le accuse riguardo alla gestione economica, va a Gaeta e chiede al re che gli venga assegnato un Commissario di Guerra, per svolgere tutti gli affari amministrativi [1]. Gli viene assegnato il maggiore D. Angelo Danneo e, alle sue dipendenze, un cassiere [2]. Danneo ha anche il compito di gestire tutte le questioni economiche, riferendo direttamente al Regio Alter Ego a San Germano (Cassino) e al Ministero della Guerra a Gaeta [3]. Il 12 ottobre 1860 Klitsche riceve una lettera dal Sotto Intendente di Avezzano Vincenzo Cardone che lo invita a ripristinare l'ordine ad Avezzano da dove si erano allontanati i Garibaldini [3 bis]; lo stesso giorno Klitsche commenta la lettera in un messaggio al re dicendo che "il vorace lupo si è fatto agnello" [3 ter]. De Tiberiis evidenzia come accettare la richiesta di Cardone avrebbe potuto significare rispristinare il legame fra le classi alte della popolazione che cercavano soltanto il ripristino dell'ordine e far accettare alle popolazioni il ritorno dei Borbone [3 quater]. Klitsche invece non seppe che considerare il Cardona come un traditore che era passato ai piemontesi ed entrerà ad Avezzano da conquistatore [3 quinquies]. Quando in tutto il distretto di Sora venne ripristinata l'autorità dei Borbone, il ministro della guerra Casella, con un dispaccio del 16 ottobre 1861, manda a Klitsche l'ordine di tornare in Abruzzo e,se possibile, di arrivare fino a L'Aquila, con la massima prudenza, evitando di farsi accerchiare dal nemico [4]. Klitsche lascia a Sora il quarto battaglione, che non è ancora completo, oltre a una trentina di Guardie di Sicilia, e percorre nuovamente la valle del Liri, lasciando in difesa lungo il percorso gruppi del terzo battaglione [5]. Alle truppe si unirono truppe "di massa " (volontari raccolti sul posto) - guidate dal Cav. D. Alfonso Marra - che, in assenza di armi migliori, fornì di lance con aste lunghissime [6]. Il numero dei volontari delle truppe di massa variava in continuazione, ma arrivava anche a 500 o 600 persone [7]. Il 20 ottobre Klitsche occupò Avezzano senza incontrare resistenza e ripristinò il governo borbonico. Una piccola colonna di soldati andò a ripristinare il governo borbonico nella zona delle sorgenti del Sangro (nell'odierno parco nazionale d'Abruzzo, nella zona di Pescasseroli) e si riunì a Klitsche passando per il Lago di Fucino [8]. Magliano de' Marsi 20/10/1860 Il 10 settembre 1860, tre giorni dopo l'ingresso di Garibaldi a Napoli,la popolazione di Magliano de'Marsi con una votazione si era proclamata favorevole ai piemontesi mentre l'8 ottobre era sorto a L'Aquila un governo favorevole a Garibaldi. Il giorno stesso dell'occupazione di Avezzano, il 20 ottobre, Klitsche viene a sapere che a Magliano de' Marsi era stata inscenata una scena funebre portando al cimitero una bara con l'immagine del re dei Borbone [9] e decide di andare a Magliano a rispristinare l'ordine. Anche sull'intervento su Magliano si hanno versioni contrastanti.
Intanto Scotti-Douglas era andato in Molise, dove il 20 ottobre nella battaglia del Macerone (il valico o passo del Macerone si trova in Molise, sulla SS17, fra Isernia e Castel di Sangro) si scontra con i piemontesi guidati da Cialdini, subisce una pesante sconfitta e viene fatto prigioniero [14]. La sera dello stesso 20 ottobre Klitsche tornò ad Avezzano [15] dove venne a sapere della sconfitta di Scotti-Douglas [16]. La notte stessa un dispaccio del capitano dello Stato Maggiore F.Carrelli gli conferma la notizia aggiungendo che le truppe borboniche sconfitte si sono ritirate a Teano, raccomandando prudenza e lasciando a lui la decisione ritenuta più opportuna, notando però che è meglio ritirarsi a Isoletta che avanzare e venir fatto prigioniero [17]. Klitsche preferì proseguire ma decise di lasciare gli altopiani della Marsica dove difficilmente avrebbe potuto difendersi dalle truppe regolari e, con una marcia faticosa, superò la catena del Sirente per arrivare sull'altopiano di Rovere (nella zona di Rocca di Mezzo) da cui dominava sia la Marsica che la pianura Aquilana [18]. Inoltre in caso di difficoltà da lì poteva sempre ritirarsi passando per le montagne del Cicolano (la zona di Borgorose e Petrella Salto) [19]. Decise di mandare via tutti coloro che non erano convinti di andare avanti e di rimanere solo con le sue truppe migliori e meglio equipaggiate, anche se aveva grande carenza di munizioni [20]. L'unico modo per attaccare L'Aquila era prenderla di sorpresa [21]. Aveva già mandato in avanscoperta la sua avanguardia, che era arrivata a San Demetrio ne' Vestini, quando gli arrivò un dispaccio dal Capitano dello Stato Maggiore Francesco Carrelli, datato 26 ottobre - data dell'incontro fra Garibaldi e Vittorio Emanuele; -, che, comunicando che l'esercito piemontese era entrato nel territorio borbonico con 25.000 uomini, ordinava a Klitsche di ritirarsi verso Sora, proseguendo attività di guerriglia [22].
1 Klitsche, Ragguaglio documentato.
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Ritorno a Sora e scioglimento della brigata
Il 29 ottobre Klitsche si allontana dalla Marsica [1] lasciando ad Avezzano come Suprema Autorità Regia il Sotto Intendente Giacomo Giorgi, da lui nominato [1 bis]. Giacomo Giorgi, avvocato di Civitella Roveto [1 ter], diversamente dalla maggior parte delle persone delle classi colte, parteggiò per i Borbone e partecipò a molte azioni ma non si seppe imporre ai suoi uomini, anzì li spinse ad azioni condannabili [1 quater] e, una volta allontanatosi Klitsche, commetterà numerosi abusi [2]. Giorgi verrà poi arrestato dai piemontesi e morirà in prigione nel 1863 [2 bis]. Il 30 ottobre Klitsche arriva ad Arce dove trova un precedente dispaccio del 24 ottobre gli aveva indicato l'opportunità di prendere posizione ad Arce e non ritirarsi a Isoletta [3]; ad Arce Klitsche ritrova il quarto battaglione e le guardie di Sicilia che aveva lasciato a Sora e che, presi dal panico, si erano ritirati ad Arce [4]. Dopo la battaglia del Garigliano del 29 ottobre la guerra va verso la fine definitiva [5]. Klitsche venne a saper che delle truppe piemontesi provenienti da Mignano (tra San Vittore e Caianello) si preparavano ad entrare a San Germano (l'odierna Cassino), dove già gli erano stati preparati gli alloggi [6]. La sera del 31 ottobre Klitsche fa partire i battaglioni secondo, terzo e quarto per Isoletta, con i siciliani e le donne che li accompagnavano e con il bagaglio dell'intera brigata, mentre lui, con il primo battaglione e le truppe più fidate andò verso San Germano dove arrivò, prima dei piemontesi, alle 2 di notte [7]; le sue truppe si riposarono negli alloggi preparati per i piemontesi, con l'idea di partire per la montagna e fare azioni di disturbo sui piemontesi [8]. Un dispaccio del 31 ottobre lo informa che i piemontesi preparano un attacco da Sora e da Pontecorvo [9]. I piemontesi avevano lo scopo di oltrepassare il fiume Liri per addentrarsi nel teritorio ancora sotto i Borbone e marciare verso Gaeta, dove si trovava il re. I piemontesi potevano passare il fiume a Isoletta, venendo da Sora, ma lì Klitshe era tranquillo perché si trovavano, oltre alle sue truppe, anche truppe regolari borboniche e il paese era protetto da un castello fortificato e dall'artiglieria [10]. Più probabile era il passaggio del Liri a Pontecorvo, dove però il ponte era stato distrutto. Klitsche ritenne opportuno, con l'autorizzazione avuta tramite un dispaccio del 3 novembre, di precedere il nemico a Pontecorvo, preparando un ponte provvisorio da utilizzare in caso di ritirata distruggendolo subito dopo per impedire il passaggio del Liri ai piemontesi [11]. Klitsche riferisce però che nel frattempo l'esercito regolare borbonico, guidato "dal tradimento e dall'imbecillità" [12], invece di avvicinarsi a Pico e San Giovanni Incarico per la difesa dai piemontesi, si ritirò verso Terracina [1]. Senza più difese alle spalle Klitsche si ritirò ad Arce dove si ricongiunse con la sua brigata [14]. A difesa della zona era rimasta soltanto la brigata di isoletta [15]; Klitsche la sera del 5 novembre lasciò la sua brigata ad Arce e andò con il maggiore de Merich e suo figlio Adolfo, Aiutante di Campo, a Isoletta, cercando di convincere il comandante della brigata di Isoletta a marciare con lui verso l'Abruzzo, passando per Sora [16]. Ma arrivando a Isoletta vide da lontano la brigata che si era ritirata in territorio pontificio e un gendarme a cavallo lo informò che la fortezza di Isoletta era stata abbandonata, l'artiglieria era stata resa inutilizzabile e le munizioni erano state gettate nel fiume, mentre il ponte di Isoletta era stato minato [17]. Il 5 novembre 1860 era iniziato l'assedio di Gaeta che terminerà soltanto il 13 febbraio 1861 [18]. All'inizio di novembre Klitsche fiu nominato generale di brigata da Francesco II [18 bis]. Klitsche tornò ad Arce, cercando di convincere almeno i suoi a tornare in Abruzzo [19]; solo pochi ufficiali del primo battaglione si dissero disposti a seguirlo, ma la scarsità di uomini, munizioni, denaro [19 bis] ed equipaggiamento convinsero anche Klitsche che l'impresa era disperata e rinunciò [20]. Il 6 novembre 1860 entrò anche Klitsche nello Stato pontificio [21] e scrive orgogliosamente nel suo commento: "Fui l'ultimo a lasciare il Regno" [22]. A Frosinone incontrò di nuovo la Brigata di isoletta e cercò senza successo di convincere il comandante a tornare in Abruzzo [23]. Andò ancora fino a Cisterna di Latina, sperando ancora di trovare qualcuno disposto a seguirlo, ma alla fine le truppe si sciolsero [24]. I volontari irregolari della cosiddetta "truppa a massa", depongono le armi; alcuni si fermano nello stato pontificio e trovano lavoro nelle opere di bonifica o nella costruzione della ferrovia, alcuni tornano nei paesi di origine, altri danno vita al fenomeno del brigantaggio [25]. Nella seconda metà di dicembre Klitsche e Giorgi, dipendendo dal generale Lovarà,fecero un nuovo tentativo di difesa del regno di Napoli [25 bis]. In particolare Giorgi occupò e saccheggiò Tagliacozzo, Petrella, Curcomello e altri paesi e il 19 gennaio 1861 arrivò fino a Scurgola, dove i borbonici sono stati fatti fuggire dai piemontesi (Foldi, Quintino, Salviano) [25 ter]. Nel gennaio 1861 Klitsche compie, insieme a Luvarà, l'ultima azione militare, arrivando fino a Tagliacozzo, per poi tornare nuovamente nel territorio pontificio [25 quater]. Per le azioni di guerriglia guidate dal territorio dello Stato Pontificio Klitsche venne condannato in contumacia dal governo italiano [25 quinquies]. Secondo Rinaldi mentre Klitsche combatteva le ultime battaglie con il grado di generale, il figlio Adolfo, sottotenente di artiglieria, avrebbe combattuto in Sicilia e lungo la penisola [26]. La moglie e le figlie intanto, lasciata Caserta, erano rimaste senza notizie di Klitsche e vivevano probabilmente a Napoli, nella "casa sul baluardo" [27]; quando vengono a sapere che Klitsche ha passato il confine a Frosinone, dietro consiglio del conte di Trapani si imbarcano nel bastimento "L'Avvenire" che le porterà a Civitavecchia [28] per poi ricongiungersi con Klitsche.
1 Klitsche, Ragguaglio documentato. Pagano riferisce che il 28 ottobre Klitsche riconquista Pico, S. Giovanni Incarico e Sora.
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Secondo periodo Romano
Successivamente i Borboni saranno ospiti di papa Pio IX a Roma prima al Quirinale e poi a Palazzo Farnese [1]. I Borboni rimasero a Roma fino al 1869 [2], successivamente Francesco II si rifugiò ad Arco di Trento dove morì nel 1894 [3]. Al crollo del regno di Francesco II, Klitsche ritornò a Roma con la sua famiglia [4], dove si ritirò a vita privata [5]. Nel 1862, in occasione della celebrazione della canonizzazione dei martiri giapponesi, Klitsche incontrò per la seconda volta il vescovo di Strasburgo Andreas Räss [6] e in questa occasione gli diede il suo schizzo autobiografico [7] che Räss inserirà nel XII volume dell'opera "Die Convertiten seit der Reformation nach ihrem Leben und aus ihren Schriften dargestellt", che verrà pubblicata nel 1875, di cui è coautore Ferdinand Janner [8]; dalla nota di accompagno diretta a Räss, datata 3 giugno 1862, si ricava l'indirizzo di Klitsche a Roma: Piazza Carlo al Corso, n. 433 [9]. A Roma Klitsche morì il 26 agosto 1868 [10], due anni prima della presa di Roma. La sua tomba si trova a Roma, nel Pincetto Vecchio del cimitero del Verano, poco distante dalla tomba degli Antonelli. Dopo la mortte di Klitsche la moglie e le figlie si trasferirono ad Allumiere, dove il figlio Adolfo era stato nominato direttore delle miniere di allume [11].
1 Riccardi.
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Studi, opere e traduzioni
Klitsche era laureato in giurisprudenza [1]; Arckwort riferisce che aveva fatto studi giuridici, che era un esperto di storia e aveva notevoli conoscenze anche in altre scienze [2]. Klitsche fu autore di varie opere di argomento religioso e militare. Sul Corriere d'Italia del 15 e 16 ottobre 1914 sono pubblicate le sue memorie riferite alla campagne contro Napoleone di cento anni prima [3]. Le sue prime opere, scritte in tedesco, sono di carattere religioso: nel 1830 scrisse "Geschichte des Zölibats der katholischen Geistlichen von den Zeiten der Apostel bis zum Tode Gregor's VII", Augsb. 1830 ("Storia del celibato dei sacerdoti cattolici dai tempi degli fino alla morte di Gregorio VII", Augusta,1830) in cui difende il celibato dei sacerdoti come dogmaticamente necessario [4]. Nel 1835 pubblicò "Geschichte des Tridentinischen Conciliums" (Augusta 1835, 8 Volumi), traduzione dall'italiano in tedesco della "Istoria del Concilio di Trento" del cardinale Sforza Pallavicino" [5], con le "Aggiunte" del Baronio [6]. Nel primo periodo romano tradusse dall'italiano in tedesco diverse opere religiose e pubblicò con il nome fittizio di "l'eremita di S. Maria di Villa Pigneto a Roma" (Einsiedler von S. Maria von Villa Pigneto bei Rom) [7], presso l'editore Kollmann in Augusta (Augsburg), scritti minori quali "Die Betrachtungen eines Einsiedlers" (Le riflessioni di un eremita) e "Die Gedanken eines Gläubigen" (I pensieri di un credente) nel 1837 [8]. Successivamente Klitsche scrisse opere di argomento militare.
1 Gurrieri.
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Bibliografia
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